Cosa sono la Quota 41 e la Quota 96 della riforma pensioni precoci

La riforma pensioni precoci in vigore dal 1 maggio 2017

Torniamo a parlare di riforma pensioni precoci: eredità del governo Renzi, è sopravvissuta al terremoto elettorale del referendum costituzionale. Approvata nel pacchetto della Legge di Stabilità poco dopo le dimissioni del premier, entrerà in vigore a partire dal 1° maggio 2017.
L’obiettivo della riforma pensioni precoci è quello di consentire una maggiore flessibilità in uscita ai lavoratori che siano distanti massimo 3 anni e 7 mesi dall’età pensionabile. Della RITA e della struttura del provvedimento ti abbiamo parlato negli scorsi articoli. In questo, esamineremo altre due novità della riforma pensioni precoci: la Quota 41 e la Quota 96.

La Quota 41 della riforma pensioni precoci: cos’è

La Quota 41 della riforma consente ai lavoratori di anticipare l’uscita dal mercato del lavoro derogando ai termini previsti dalla legge Fornero. Per essere definito precoce, e rientrare dunque nella categoria interessata dalla riforma pensioni precoci, devi aver necessariamente iniziato a lavorare prima dei 19 anni, per un tempo pari ad un minimo di 12 mesi, effettivi, anche non continuativi.

Il termine per il pensionamento è dunque anticipato di 10 mesi per gli uomini e di un anno e 10 mesi per le donne.

La Quota 41 della riforma pensioni precoci: chi può accedervi

La riforma pensioni precoci è destinata solo ad alcune categorie di lavoratori.

A) Lavoratori disoccupati per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano concluso la prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi.

B) Lavoratori che al momento della presentazione della richiesta della Quota siano impegnati dal almeno 6 mesi in attività di assistenza ad un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave.

C) Lavoratori con invalidità civile pari o superiore al 74 %.

La Quota 96 della riforma pensioni precoci: cos’è e come funziona

Attualmente, è possibile andare in pensione con 60 anni di età e 36 di contribuzione, o con 61 anni e 35 di contribuzione accumulati entro il 31 dicembre 2011. Con la quota 96 della riforma pensioni precoci viene stabilito un requisito minimo, quello dei 60 anni con 35 di contribuzione, ma fornendo la possibilità di sommare le “frazioni” di età e di contribuzione per raggiungere l’età pensionabile e completare l’anno mancante per raggiungere la “quota 96”. In breve, se hai 60 anni e 3 mesi di età, ma hai 35 anni e 7 mesi di contribuzione, puoi sommare mesi d’età e contribuzione raggiungendo l’anno mancante al 96 (da qui, infatti, il nome del provvedimento).

La riforma pensioni precoci prevede l’accesso alla Quota 96 anche di chi abbia maturato almeno 40 anni di contributi al 31 dicembre 2011, indipendentemente dall’età.

Ti sembra una misura adatta alle esigenze dei lavoratori? Quali sono secondo te i vantaggi e gli svantaggi? Diccelo in un commento.

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